I Centri specializzati nella cura dell’ictus sono costituiti da personale medico qualificato e in continua formazione e aggiornamento: gli obiettivi degli interventi terapeutici sono quelli di limitare la gravità delle conseguenze dell’ictus, soprattutto in termini di disabilità. In caso di ictus si può intervenire in due modi, prima con la trombolisi, poi con la trombectomia (al di fuori della finestra terapeutica delle quattro ore). A volte le due terapie possono essere combinate. Ecco nello specifico quando e come si può intervenire.
TROMBOLISI E TROMBECTOMIA. L’ischemia cerebrale (o ictus ischemico) è provocata dall’occlusione di un’arteria cerebrale: è possibile intervenire sull’accumulo di sangue coagulato con un farmaco anticoagulante. Intorno alla zona colpita dall’ictus, già morta, esiste un’area definita di ‘penombra ischemica’, che contiene cellule cerebrali ancora in vita e sulle quali è possibile intervenire in tempi brevi, prima che vengano danneggiate completamente. Ristabilendo il flusso sanguigno, è possibile tentare di salvare questa parte di penombra ischemica, con un trattamento che provoca la dissoluzione del trombo a livello arterioso. Il farmaco utilizzato è il derivato di una molecola che è già presente nel nostro organismo e che serve ad evitare che il sangue possa coagularsi in condizioni normali. Per la sua capacità a rompere e dissolvere il trombo, esso è chiamato trombolitico o fibrinolitico.
Questa terapia potrebbe provocare effetti collaterali, primo fra tutti il rischio di un’emorragia cerebrale.
Si insiste sempre sul fattore-tempo, determinante per salvare una vita. Il farmaco deve infatti essere somministrato entro le 4-5 ore dall’esordio dei primi sintomi. In più questa terapia può essere somministrata solo in centri specialistici con determinate caratteristiche come la disponibilità 24 ore su 24 della TAC encefalo e la presenza di un medico esperto nella gestione della malattia. Proprio per questi motivi diventa ancora più importante il rapido riconoscimento dei sintomi sospetti di un ictus cerebrale e la rapida chiamata del servizio 118.
Diversa dalla trombolisi, è la trombectomia, un intervento con un catetere inserito nell’arteria femorale all’inguine, che si fa scivolare fino al trombo che causa l’occlusione nel cervello. In questo modo, l’intervento è volto alla rimozione meccanica del trombo.
Ultimissimi studi sulla terapia post-ictus, in particolare in tema trombolisi, hanno tentato di rompere la barriera della finestra terapeutica, utile a intervenire contro l’ictus cerebrale, limitando i danni. Lo spazio per un intervento efficace è stato ora allargato fino alle 24 ore, una svolta che permetterà di trattare molti più pazienti, prima esclusi dalla trombolisi oltre le 6 ore.