La depressione post ICTUS


Dopo un ictus possono comparire disturbi ansiosi, dell’umore (depressione, in particolare), disturbi psicotici, labilità emotiva, apatia e decadimento generale delle funzioni cognitive. Queste complicanze, interferendo con la partecipazione attiva del paziente e con la sua capacità di apprendimento, ne possono fortemente condizionare il programma riabilitativo, compromettendo il recupero funzionale. Il problema del trattamento è un punto centrale, in quanto spesso tali disturbi o non sono trattati o non lo sono in modo adeguato. Va, infatti, ricordato che alcuni farmaci di uso comune nella gestione dei disturbi psichiatrici (neurolettici/ansiolitici) possono avere un’azione sfavorevole sul recupero funzionale e sui risultati riabilitativi, per cui dovrebbero essere utilizzati solo se assolutamente necessari.

Un episodio depressivo che insorga entro 6-12 mesi dopo un ictus è evento molto frequente. Si stima che un disturbo dell’umore clinicamente evidente si verifichi in circa un terzo dei sopravvissuti.

La frequenza di depressione post-ictus è maggiore nei primi mesi dall’evento ictale e tende successivamente a ridursi, sia spontaneamente che per effetto delle terapie; tuttavia può anche cronicizzare, tanto che si può osservare in una percentuale rilevante dei casi (20-30%) anche a 3 anni dall’evento acuto. La depressione post-ictus è tuttora un disturbo largamente non trattato, anche se ormai esistono evidenze scientifiche che i farmaci antidepressivi possono essere utilizzati anche in pazienti con patologie organiche.
In considerazione delle evidenze che il trattamento della depressione post-ictus è in grado di migliorare, oltre i sintomi depressivi, anche il recupero funzionale, si sottolinea l’importanza di un precoce trattamento della depressione stessa.


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