DI LICIA DENTI
Parlare di ictus cerebrale vuol dire affrontare una patologia rilevante per la salute pubblica, in relazione alla sua frequenza e alle sue importanti ricadute su pazienti e famiglie. Tutto ciò è supportato dai dati forniti dall’epidemiologia, scienza medica che studia, a fini soprattutto preventivi, l’entità e le vie della diffusione delle malattie.
Il primo dato riguarda l’incidenza, che esprime quanti nuovi casi di una data malattia compaiono in un determinato lasso di tempo. All’inizio del 2000, l’incidenza annuale di nuovi episodi di ictus cerebrale in Italia è stata stimata intorno a 185.000 (220 casi ogni 100.000 abitanti), l’80% primi eventi e il 20%, recidive. Tuttavia va segnalato che dati più recenti di fonti autorevoli, quali in particolare il recente rapporto del Ministero della Salute, che fa riferimento a rilevazioni del 2018, mostrano una riduzione importante dell’incidenza nell’arco di circa 2 decadi, fino a 143 casi ogni 100.000 abitanti, per un totale di casi stimato intorno ai 90-100.000. La riduzione dell’incidenza, rilevata a livello Europeo, con l’eccezione dei paesi dell’Est Europa, è un dato estremamente positivo, specie se si considera il progressivo invecchiamento della popolazione, che dovrebbe portare ad un aumento di nuovi casi, a dimostrazione del successo delle politiche di prevenzione messe in atto dal SSN. […].
DI ELENA RANZA
Nei paesi occidentali l’ictus, e in particolare le problematiche legate alle sue conseguenze, rappresentano sempre più un’emergenza clinico-assistenziale. Negli ultimi anni in Italia si è registrato un aumento della prevalenza dell’ictus dovuto essenzialmente alla minore mortalità nella fase acuta.
Circa un terzo dei sopravvissuti presenta una rilevante disabilità con necessità di uno specifico trattamento riabilitativo, spesso in regime di ricovero. Alta è anche la percentuale dei pazienti con menomazioni lievi che possono essere dimessi a domicilio direttamente senza ricorrere a una degenza riabilitativa. […].